I film sono un patrimonio da conservare e da far conoscere
I Moverio Epson si affermano come uno strumento ideale

 

I ragazzi che vedete nella foto in alto stanno facendo una cosa piuttosto diffusa: guardano un film in 3D. Per farlo, indossano i classici occhiali ad hoc.

A dispetto dell’abitudine, situazioni di questo tipo ci ricordano la forza della tecnologia e ci sorprendono sempre un po’. Quando poi l’asticella dell’innovazione si alza, la sorpresa fa un balzo alla Fosbury e ci dà ancora più soddisfazione. Come nella storia che stiamo per raccontare.

Tutto in digitale

L’anno spartiacque nella storia dei film è il 2014, con il passaggio definitivo alle tecnologie digitali e la consegna al passato della celluloide. Il cambiamento non ha solo conseguenze sulla qualità della visione, ma anche sulla facilità di conservazione dei film stessi. I magazzini pieni di «pizze» (i contenitori tondi delle pellicole) si fanno immagini da libro di storia.

Un passo in più

Le «pizze» sono dunque oggetti di un tempo che fu, ma in ogni caso sono presenti nel nostro mondo e conservati negli archivi dei Musei del Cinema. Raccolte infinite, chiamate comunque a una sfida con il futuro: gli archivi filmici, infatti, si stanno preparando a conservare il proprio materiale in forma digitale. Un passo in questa direzione è quello compiuto dal MIC – Museo Interattivo del Cinema di Milano.

Cos’è il MIC?

Inaugurato nel 1985, il Museo Interattivo del Cinema è un progetto di Fondazione Cineteca Italiana e del dipartimento Cultura di Regione Lombardia.
La Cineteca Italiana risale addirittura al 1947, quando nasce nell’immediato dopoguerra per svolgere un’attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio filmico e di diffusione della cultura cinematografica in Italia e all’estero.
Dal 1996 è fondazione.
Il museo sorge invece dal 2012 nell’area della ex Manifattura Tabacchi di Milano (viale Fulvio Testi), dove da qualche anno hanno anche sede gli uffici e la direzione della Fondazione.

I Moverio al cinema – il progetto del MIC con Epson

Il passato incontra il futuro: dopotutto, questa è la smart city

IMG_2122 L’incontro tra oggetti del passato e tecnologia del futuro (meglio: del quasi presente) produce esperienze uniche.

Lo ha capito il MIC, che ha coinvolto Epson nel progetto di trasformare l’archivio della Cineteca Italiana in un museo «aumentato».

La parola non è stata scelta a caso. Anzi, richiama direttamente lo strumento che permette una fruizione inedita e spettacolare dei film del museo.

Ci riferiamo infatti agli smartglass Epson Moverio di cui abbiamo già parlato, e le cui potenzialità abbiamo scoperto grazie a Marco Berry, «inviato» nella storia della Villa Reale di Monza, come ci mostra il video lì sotto.

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Cosa si vede al MIC?

Al MIC si visita l’archivio film e restauri, luogo ad oggi interdetto per motivi di sicurezza e per evitare il danneggiamento delle pellicole.
In particolare, il Museo organizza iniziative specifiche, da Un archivio da paura, viaggio attraverso i film dell’orrore, che rivivono davanti agli occhi del visitatore, a Caccia ai tesori del Cinema, per scoprire i titoli dei film più famosi e premiati.

Con un’app sviluppata da Extraspace Group basta indossare i Moverio BT-200 (V11H560040) e le cuffie date in dotazione. Quindi si rivolge lo sguardo ai QR Code presenti all’interno del archivio per far partire contenuti video e audio in qHD e 3D. E comincia il viaggio nei film del passato.

Tecnologia a servizio della cultura

Uno strumento a servizio del cinema e della cultura. Come spiega Carla Conca, Sales Manager Visual Instruments di Epson Italia, «si tratta di un ottimo esempio di come i Moverio possano essere usati in diversi settori, dall’entertainment, al business, al lifestyle. La versatilità dei nostri smartglass, infatti, permette di rispondere a diverse esigenze, regalando, come in questo caso, esperienze uniche».

 

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