Il lavoro «filosofico» di Cisco per mutare
l’approccio a un settore cruciale per le aziende

È ormai evidente che il digitale, in tutte le sue forme, ha creato una discontinuità netta con il recente passato. Si è trattato di una rivoluzione – permanente, essendo in corsa ogni giorno grazie a una innovazione continua – che ha già compiuto passi importanti, dando a tutti gli strumenti per adeguarvisi. Tuttavia, qualcosa è rimasto indietro: non sono molti, infatti, coloro che hanno la percezione di quanto necessario fosse davvero il cambiamento portato dal digitale.

Questa consapevolezza ancora così poco diffusa impone scelte precise alle aziende. Per esempio, parlando di cybersicurezza, fa sì che l’approccio dei player debba essere totalmente differente, con un abbandono totale del precedente atteggiamento che potremmo definire «difensivo». Come a dire: la sicurezza dei dati non può più essere percepita tanto dagli addetti ai lavori quanto dai clienti solo sulla base della «paura» di quanto potrebbe accadere se…

La visione di Cisco

Intercettato il mutamento in atto, Cisco ha effettuato uno studio rivolgendosi a centinaia di imprenditori e diretti interessati del settore sicurezza.

I risultati emersi non hanno fatto altro che confermare la necessità di ribaltare l’impostazione: la cybersecurity deve essere altro, e questo «altro» può diventare se, e solo se, si comincia a considerarla come un fattore di crescita determinante nella vita di un’azienda.

Di più: addirittura come un elemento di produzione di valore.

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La ricerca

Delle 1014 opinioni raccolte da Cisco, circa un terzo dei top manager intervistati considera ormai la sicurezza informatica come un «abilitatore» della crescita, e quasi la metà un possibile vantaggio competitivo. Sembra scontato, ma non lo è: nella situazione attuale, infatti, la sicurezza informatica si basa ancora sul paradigma, semplificato all’ennesima potenza, per cui «per contrastare il virus basta comprare l’antivirus».

Il sentire comune è ancora di una legame indissolubile tra causa ed effetto; invece è dall’inversione di questo paradigma che passa l’innovazione. E dunque la crescita. In gioco, infatti, c’è una partita dal potenziale valore economico di 7,6 trilioni di dollari in dieci anni; di questi, 5,8 si ipotizza siano strettamente legati alla sicurezza informatica e alla sua capacità di favorire innovazione e crescita.

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Il problema, dunque, potrebbe diventare un’opportunità se si riesce a convincere del contrario quel 71% di intervistati che crede che la cybersecurity comprometta i processi di innovazione.

Il quadro complessivo dice che le aziende «Secure digitizers» – più propense a considerare la sicurezza informatica nelle proprie strategie digitali pur consapevoli degli ineliminabili rischi di attacchi informatici – partono rispetto alle concorrenti con un prezioso vantaggio.

Infatti, la loro fiducia nella sicurezza per Big Data/Analytics, Cloud Computing e Internet of Things le rende più disposte a perseguire offerte digitali, velocizzando contemporaneamente l’innovazione e il time to market. Tutto ciò porta queste aziende a conquistare fette importanti di mercato alla faccia di chi preferisce difendersi.

La cybersecurity deve essere una scelta naturale,
come chiudere la porta quando usciamo di casa.

(Adam Philpott Director Cybesecurity EMEAR)

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